domingo, 11 de mayo de 2014

La epidemia - Adalgisa


La epidemia Adagisa Mezzorana from Ana Miravalles on Vimeo.

... se juntan, hay epidemia, porque no tenés suficiente comida, no tenés medicamentos adecuados, y contagiosa, era una enfermedad contagiosa. Pasaban y decían:
- ¿hay enfermos? 
y mi mamá decía: 
- No, no, están todos bien.  
Ellos no entraban, porque si entraban veían quién estaba. Ellos no entraban, era una cosa de todos los días no podían y algunos decían: si. Se los llevaban y no volvían, morían en el hospital, para cortar el contagio porque si ellos no hacían eso el contagio que tenía era para todos. Que si ellos entraban y veían que había enfermos los ponian a todos presos. pero no entraban porque no tenían tiempo, todos los días:
-¿ hay enfermos?
-  no no, estamos todos bien. 
Estuvimos mal, mi abuelo y yo, y nos curaron con remedios caseros, escondidos en casa, hasta que nos pusimos bien. 

 (se refiere a la terrible epidemia de "peste española" que entre 1918 y 1919 mató millones de personas en europa)
 Adalgisa Mezzorana, Farra d'Isonzo, Gorizia, 1919 - Bahía Blanca 2013. Llegó junto a su madre y su hermana en 1924 y se reunieron con su padre que había llegado un año antes.

miércoles, 7 de mayo de 2014

La pallottola (balas)


la pallottola Bruna Rosetti from Ana Miravalles on Vimeo.



Vino un amigo de un vecino de mi nonna, este amigo le dijo a la nonna si ya que tiene tantos hijos dame el mayor que yo me lo llevo a ver la Argentina, a conocer la Argentina, a Rosario. Estuvo mi papá desde los 16 años hasta diciannove, que cuando vino habia empezado la guerra del 14, empezó a decir que estaban los pasajes rotos, que no se pasaba más, entonces no, dice, yo quiero ir con mi mamá, y se vino para acá [para allá, para Italia], y cuando vino nonna contenta, pero después, ya después lo llevó la guerra, al fronte, e hizo toda la guerra, después a lo último quedó inválido de una mano, una pallottola, y ahi estuvo en el hospital, y ahi ya despues no sé más lo que pasó, si terminó la guerra, no lo sé, pero esa era muy pericolosa la guerra del 14, porque morían todos los soldados, no es como la última guerra que morimos todos los ... rompieron Roma que quedó el Vaticano parado, roto todo, no había un camión, un tren, no caminaba más nada, la del 40.
La otra, cuando a los soldados los hacían pasar en una pasarela, del Piave, le sacó la canción, también, dice: Piave mormoró, non passa mas straniero, perché mentre passava lo mitragliava, caían y corría sangre, en el Piave. Esa fue la guerra del 14.


Bruna Rosetti (Cupramontana, 1919) cuenta sobre su padre Orfeo Rosetti.

jueves, 1 de mayo de 2014

Ninguno de ellos emigraba por espíritu de aventura - Edmondo D'Amicis (1889)

"C’eran bene di quei lavoratori avventizi del Vercellese, che con moglie e figliuoli, ammazzandosi a lavorare, non riescono a guadagnare cinquecento lire l’anno, quando pure trovan lavoro; di quei contadini del Mantovano che, nei mesi freddi, passano sull’altra riva del Po a raccogliere tuberose nere, con le quali, bollite nell’acqua, non si sostentano, ma riescono a non morire durante l’inverno; e di quei mondatori di riso della bassa Lombardia che per una lora al giorno sudano ore ed ore, sferzati dal sole, con la febbre nell’ossa, sull’acqua melmosa che li avvelena, per campare di polenta, di pan muffito e di lardo rancido. C’erano anche di quei contadini del Pavese che, per vestirsi e provvedersi strumenti da lavoro, ipotecano le proprie braccia, e non potendo lavorar tanto da pagare il debito, rinnovano la locazione in fin d’ogni anno a condizioni più dure, riducendosi a una schiavitù affamata e senza speranza, da cui non hanno altra uscita che la fuga o la morte. C’erano molti di quei Calabresi che vivon d’un pane di lenticchie selvatiche, somigliante a un impasto di segatura di legna e di mota, e che nelle cattive annate mangiano le erbacce dei campi, cotte senza sale, o divorano le cime crude delle sulle, come il bestiame, e di quei bifolchi della Basilicata, che fanno cinque o sei miglia ogni giorno per recarsi sul luogo del lavoro, portando gli strumenti sul dorso, e dormono col maiale e con l’asino sulla nuda terra, in orribili stamberghe senza camino, rischiarate da pezzi di legno resinoso, non assaggiando un pezzo di carne in tutto l’anno, se non quando muore per accidente uno dei loro animali. E c’eran pure molti di quei poveri mangiatori di panrozzo e di acqua-sale delle Puglie, che con una metà del loro pane e centocinquenta lire l’anno debbon mantenere la famiglia in città, lontana da loro, e nella campagna dove si stroncano, dormono sopra sacchi di paglia, entro a nicchie scavate nei muri d’una cameraccia, in cui stilla la pioggia e soffia il vento. C’era in fine un buon numero di quei vari milioni di piccoli proprietari di terre, ridotti da una gravezza di imposta unica al mondo in una condizione più infelice di quella dei proletari, abitanti in catapecchie da cui molti di questi rifuggirebbero, e tanto miseri, che “non potrebbero nemmeno vivere igienicamente, quando vi fossero obbligati per legge.” Tutti costoro non emigravano per spirito d’avventura."
 


Edmondo De Amicis, "Sull'Oceano" (1889).